TAV, tra opportunità e costi

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Il progetto dell’alta velocità e le polemiche che si stanno creando su questa grande opera stanno accendendo da alcune settimane un acceso dibattito, che ha coinvolto politici, opinionisti, dimostranti e semplici cittadini. In particolare, molte delle polemiche, se da un lato sembravano fondarsi su dati analitici e dimostrabili, dall’altra molto spesso hanno ceduto il passo a interpretazioni di tipo politico e ideologico, talvolta travisando i contenuti stessi delle argomentazioni di partenza.

Immagine da free-italia.net

Chi scrive ritiene invece che – al di là delle implicazioni politiche che possa comportare una scelta piuttosto che l’altra – per esprimersi su questo argomento sia necessario prima analizzare (per quanto possibile) alcuni dati oggettivi.

Primo tra questi, una constatazione: l’Italia ha una fortissima dipendenza dal settore autostradale, che crea un problema di carattere ambientale, sociale ed economico, soprattutto in periodi come quello attuale (in cui il costo del petrolio è così elevato).
Un altro aspetto non trascurabile è che nel sistema viario italiano vi sono una serie di punti dove il traffico è particolarmente congestionato: si pensi alle aree metropolitane di Roma, Milano e Napoli.

Traforo per la tav nell’appennino toscano.

L’esigenza a cui verrebbe incontro la realizzazione dell’alta velocità sarebbero innanzitutto sbloccare proprio questi “colli di bottiglia”, ridurre la dipendenza rispetto ai combustibili fossili e favorire i flussi di import/export (anche in funzione di una auspicata ripresa economica a livello nazionale e non solo). Un simile progetto, in ques’ottica, sarebbe positivo anche perché creerebbe occupazione.
Tuttavia, appare miope “giustificare” una simile opera con la necessità di creare occupazione: tutto questo produrrebbe un giovamento solo nel breve periodo e, come è facile attendersi, da una grande opera ci si aspetta un ritorno anche (e soprattutto) nel medio-lungo periodo. Soprattutto perché, è ipocrita nasconderlo, le modifiche al territorio e al tessuto produttivo nazionale, non sono trascurabili.
Realizzare la TAV ridurebbe il costo del trasporto per le imprese e per i cittadini, soprattutto in ragione del fatto che si vanno a sostiuire reti obsolete. Il risparmio per le famiglie è importante: mediamente il costo dei trasporti è la seconda voce di spesa per la famiglia italiana dopo quelle per la casa.

Susanna Camusso.

Non è un caso che il leader della CGIL Susanna Camusso abbia recentemente affermato che “il Paese ha un disperato bisogno di investimenti, è utile per l’occupazione ma serve il dialogo. È impensabile fare i lavori per anni con la valle contro”.
Proprio di pareri contrari parla la Camusso e sono note a tutti le accese proteste dei comitati NO-TAV. Le ragioni di questa mobilitazione sono varie, addirittura 150 secondo Mario Cavargna, Presidente di Pro Natura Piemonte, tra cui: la sostanziale inutilità dell’opera per mancanza di passeggeri e merci, le spese esorbitanti, gli adeguamenti dei prezzi che rischiano di far lievitare i costi in maniera imprevedibile, una occupazione indotta che risulterebbe troppo onerosa se stabile, le ragioni di alcune perizie tecniche che denunciano un rapporto costi/benefici decisamente al di sotto delle aspettative, la constatazione che le reti già esistenti sono sufficienti (o al massimo da potenziare), l’inattendibilità dei dati previsionali dell’utilizzo futuro, la ridotta capacità di transito delle merci rispetto ad altri tipi di infrastrutture, le riserve sui documenti di progetto prodotti (come la Valutazione di Impatto Ambientale).

Quello che si prospetta è un collegamento che tra Torino e Lione impiega 90 minuti, un investimento che durerà 15 anni per scavare un tunnel lungo 57 km, con 1 milione di tonnellate di detriti. Certamente ci vorranno molti anni per bilanciare i danni all’ambiente ed alle falde acquifere con la CO2 risparmiata dai treni.

Viene da chiedersi se tutto questo abbia un senso: voi cosa ne pensate?