Tra colleghi o tra persone di ambiti del tutto diversi, quando si parla di architettura spesso ricorre la parola “interdisciplinarietà”, contraddicendo – apparentemente – la stessa autonomia della disciplina architettonica.
In un’ottica più vasta, talvolta gli studiosi hanno preso una posizione contraria all’integrazione dei saperi delle diverse discipline: il filosofo della mente Jerry Fodor afferma, ad esempio, che non sia necessario conoscere la botanica per studiare astronomia (e viceversa), ossia non è detto che una disciplina abbia per forza qualcosa da dire ad un’altra. In secondo luogo, coloro che studiano la realtà non possono “sapere tutto di tutto” e potrebbe convenire, talvolta, dividere il lavoro.
Diverso è il parere di uno studioso ben più vicino alle tematiche dell’architettura, Giulio Carlo Argan: per lui, l’ideazione progettuale è di per sé una forma di interdisciplinarietà, che esclude qualsiasi forma di incomunicabilità delle discipline. Storia, matematica, arte, giurisprudenza, letteratura, geografia, filosofia, geometria, economia, urbanistica, politica. Ecco solo alcuni dei molteplici campi della disciplina architettonica. E chi legge potrebbe aggiungerne molti altri.
L’architettura, istituzionalmente, è finalizzata all’attività costruttiva ed è proprio questa implicita concretezza che rende necessario il rapporto con le altre discipline. Ad esempio, ogni architetto sa che, quando progetta, lo fa in vista di una attuazione e quindi tiene conto delle condizioni tecniche (la “materia”) che gli sono offerte per realizzare quello che progetta. Ed ecco già una relazione, in questo caso con la tecnologia, che implica l’uscita dal limite della mera disciplina architettonica.
Le connessioni che l’Architettura stabilisce con i diversi ambiti conoscitivi sono i più variegati e coinvolgono, necessariamente, anche altre figure professionali come Ingegneri, Geometri, Agronomi, Agrotecnici, Avvocati e Commercialisti, solo per citarne alcune.
La qualità dell’ambiente costruito, obiettivo prioritario dell’ideazione architettonica, dipende anche dalla qualità degli indispensabili apporti interdisciplinari. La sfida verso il miglioramento della qualità dell’ambiente costruito passa proprio attraverso la compartecipazione di diversi saperi, non necessariamente specialistici.
Come ci ricorda Domenico Parisi, “la realtà non è disciplinare”.